martedì 31 dicembre 2013

Artico: mostro marino fossile fa sembrare deboli i Tirannosauri

tratto dal sito di Yahoo.it aprile 2009

REUTERS

di Alister Doyle

Un gigantesco mostro marino di cui è stato rinvenuto il fossile nell'Artico, conosciuto come "Predator X", aveva un morso tale da far apparire debole il Tyrannosaurus Rex. E' quanto ha affermato un gruppo di scienziati.

Il rettile marino di 15 metri del Giurassico aveva una potenza distruttiva nel morso di una pressione di 15 tonnellate per pollice quadrato (6,45 centimetri quadrati), ha detto il Museo di Storia Naturale dell'Università di Oslo a proposito del nuovo ritrovamento nell'arcipelago delle Svalbard nell'Artico norvegese.

"Con un teschio di oltre 3 metri ci si aspetterebbe un morso potente ma questo è davvero smisurato", dice Joern Hurum, professore associato di paleontologia dei vertebrati al museo che ha condotto lo scorso anno gli scavi internazionali.

"E' molto più potente del T-Rex", ha aggiunto a proposito del rettile pliosauro che sarebbe stato uno dei più grandi predatori marini, come il Tyrannosaurus Rex è stato il principale carnivoro tra i dinosauri.

Gli scienziati hanno ricostruito la testa del predatore e ne hanno calcolato la forza paragonandolo alle fauci con una forma simile degli alligatori, in un parco della Florida.

"Il calcolo rivela uno dei morsi più potenti mai calcolati per qualsiasi tipo di creatura", dice il Museo, che ha effettuato il calcolo con l'aiuto del biologo evoluzionista Greg Erickson della Florida State University.

Il morso di Predator X, un fossile di 147 milioni di anni fa, è circa dieci volte più potente di quello di qualsiasi animale moderno e quattro volte più potente di quello del T-Rex, con denti di 30 centimetri.

Gli scienziati hanno ricostruito il rettile da una parte del teschio e 20.000 frammenti dello scheletro.

Il pliosauro, che si calcola pesasse 45 tonnellate, è simile ma con ossa più massicce ad un altro fossile marino trovato alle Svalbard nel 2007.

domenica 29 dicembre 2013

Specie misteriose nascoste negli abissi dell'Antartide

tratto dal sito di Newton 30 maggio 2007

Specie misteriose nascoste negli abissi dell'Antartide

Biologi marini di 14 centri di ricerca in tutto il mondo hanno scoperto 700 nuove specie animali che vivono nel mare antartico ad oltre 6.000 metri di profondità

Crostacei carnivori, vermi nuotatori, ragni giganti. Non sono i protagonisti di un nuovo film dell'orrore, ma alcune delle oltre 700 nuove specie di animali marini che gli scienziati del progetto Andeep (Antarctic benthic deep-sea biodiversity) hanno trovato nelle profondità dell'Oceano Antartico. Lo studio, pubblicato su Nature, è stato portato avanti da 14 centri di ricerca di tutto il mondo.

"Quello che secondo gli esperti sembrava essere un noioso abisso con poche specie animali si è rivelato un ambiente dinamico e biologicamente ricchissimo - sostiene Katrin Linse, biologa marina del British Antarctic Survey - l'aver trovato questo tesoro straordinario di vita marina è il primo passo per capire la complessa relazione tra l'oceano profondo e la distribuzione della fauna negli oceani".

I ricercatori, a bordo della nave oceanografica tedesca Polarstern, hanno scandagliato le profondità della parte atlantica dell'Antartide fino a 6.348 metri. La "pesca" ha portato alla scoperta di oltre 700 specie catalogate come sconosciute, di cui 585 solo di crostacei. Fra queste, vi sono vermi nuotatori, ragni giganti e una specie di crostaceo carnivoro capace di captare la presenza del cibo a grandi distanze e di muovere verso di esso, che spesso viene usato come deposito di cibo dai polpi che lo trasportano in giro per mangiarlo all'occorrenza. Tutti i nuovi animali hanno mostrato un grande livello di adattamento alla profondità, anche se qualcuno ha conservato alcune caratteristiche della vita più in alto, come gli occhi, incapaci però di vedere nel buio totale.

"Il numero di specie che abbiamo trovato - spiega Angelika Brandt, ricercatrice del museo zoologico di Amburgo - è incredibilmente alto e inaspettato".

Secondo lo studio, l'oceano profondo sotto l'Antartide può essere considerato come la culla della vita di tutte le specie marine globali, perché le sue acque per effetto delle correnti sottomarine raggiungono tutto il pianeta. Uno dei quesiti a cui i ricercatori hanno cercato di dare risposta è anche se le specie animali siano arrivate a quella profondità dalle acque soprastanti o viceversa.

"I nostri risultati sembrano confermare la prima ipotesi - spiega ancora Brandt - queste specie potrebbero essere arrivate in profondità dopo l'ultima glaciazione, quando cambiamenti nelle correnti sottomarine hanno portato a un rimescolamento delle specie. Oltre a quelle del tutto nuove, abbiamo trovato numerose specie viste prima solo in zone completamente diverse del pianeta, a conferma del fatto che l'antartico è un grande serbatoio per la biodiversità di tutti gli oceani".